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Cultura Italia – 22 Dicembre 2008

Giovani liceali fanno da maestri “digitali” a studenti delle scuole medie. Obiettivo: favorirne le competenze nelle materie scientifiche e promuoverne inclusione, creatività e fiducia in se stessi. Coordinato dall’Università Federico II di Napoli, è partito in gennaio il progetto europeo “Codinc – Coding for inclusion” orientato a favorire l’educazione STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics) attraverso un approccio educativo inclusivo. Il progetto coinvolge la seconda classe del Liceo Margherita di Savoia e quattro classi (due prime e due seconde) dell’Istituto Comprensivo Statale Foscolo-Oberdan.

 

Il progetto adatta e diffonde una specifica pratica di apprendimento inclusivo proposta in un precedente progetto, “Capital Digital”, attuato dal partner di progetto belga Media Action Kureghem City in alcune aree problematiche di Bruxelles, dove giovani di 15-18 anni provenienti da aree povere e svantaggiate, spesso da famiglie migranti e richiedenti asilo, si sono dimostrati ottimi formatori nell’area della programmazione informatica nei confronti di giovani di 10-12 anni nei quartieri di Bruxelles con un basso livello socioeconomico.

 

«Abbiamo avviato il progetto su una classe molto difficile dal punto di vista relazionale», afferma la professoressa Giuseppina Crocenti, dirigente scolastico del Liceo Margherita di Savoia di Napoli. «Il Coding e l’utilizzo delle nuove tecnologie in generale si sta confermando in questi ultimi anni uno strumento di motivazione molto efficace e trasversale alle discipline, vedremo gli effetti di questo progetto. Noi ci crediamo molto, ci impegniamo per trovare canali alternativi in grado di motivare gli studenti a collaborare per raggiungere, insieme, dei traguardi».

 

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A Napoli nasce il Nac, laboratorio per l’intelligenza artificiale

 

L’Università “Federico II” inaugura una struttura perlo studio dei sistemi cognitivi da applicare ai robot

 
Un laboratorio per lo studio dei sistemi cognitivi da applicare ai robot e agli avatar del mondo artificiale. Un luogo in cui, per la prima volta, si “impongono” comportamenti a sistemi artificiali, aperti anche alla sperimentazione dell’uomo. È stato inaugurato a Napoli, al Centro Congressi di Largo San Marcellino, il Nac, Laboratorio per lo studio dei Sistemi Cognitivi Naturali e Artificiali dell’Università “Federico II”, eccellenza di livello europeo della ricerca scientifica sulla vita artificiale e i sistemi intelligenti, promosso dal Dipartimento di Scienze Relazionali dell’Università “Federico II”, alla presenza del rettore, Guido Trombetti.
 
Imitare e riprodurre in laboratorio con strumenti artificiali i comportamenti “intelligenti” degli esseri viventi. È questa la sfida del Nac: «La capacità di apprendere comportamenti più efficaci dall’interazione con l’a mbiente in cui sono immersi – afferma Orazio Miglino, ordinario di Psicologia della Federico II e direttore del Nac – accomuna i sistemi artificiali, come computer, robot o reti telematiche agli esseri viventi».
 
È su questa frontiera delle attuali conoscenze, che si è affacciata negli ultimi anni un’a mpia comunità internazionale di ricercatori, provenienti da discipline apparentemente molto distanti, come psicologi, filosofi, biologi, ma anche fisici, ingegneri e informatici. «Questo giovane settore di ricerca – continua Miglino – attira infatti naturalmente chi si interessa alla costruzione di una teoria della conoscenza e dell’apprendimento, ma costituisce allo stesso tempo un formidabile campo di sperimentazione per le più avanzate tecnologie informatiche e della robotica». Uno degli obiettivi del Nac è, ad esempio, la riproduzione tramite simulazioni al computer, dei comportamenti adattivi e “intelligenti” degli esseri umani o anche di specie animali, come risultato di un percorso evolutivo ricostruito artificialmente.
 
Tra le applicazioni più recenti e interessanti quella dei cosiddetti serious game, videogiochi di ruolo, i cui partecipanti interagiscono tramite vere e proprie controfigure virtuali, i cosiddetti avatar. I giocatori umani possono essere così “addestrati” alla risoluzione di problemi, alla negoziazione o a prendere decisioni e a reagire a specifici eventi disastrosi (calamità naturali, emergenze urbane…). L’interesse di committenti pubblici e privati per queste applicazioni è rapidamente cresciuto negli ultimi anni.
 
Il centro napoletano, nato due anni fa da una costola del Laral, Laboratorio di Robotica Autonoma e Vita Artificiale del Cnr di Roma, si è inserito infatti nella rete di eccellenza, promossa in questo campo dalla Comunità Europea. Sono intervenuti all’inaugurazione del centro alcuni tra i maggiori esperti italiani e internazionali di scienze cognitive, vita e intelligenza artificiale tra cui Domenico Parisi dell’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del Cnr di Roma e Stefano Puglisi Allegra, preside della Facoltà di Psicologia della Sapienza. Le attività del Laboratorio saranno poi presentate al pubblico alla Città della Scienza, nell’ambito delle iniziative di Futuro Remoto. Qui i visitatori potranno fare esperienza diretta della ricerca del Nac e potranno interagire con i robot, utilizzando i videogiochi educativi e gli exibit interattivi prodotti dal laboratorio della “Federico II” per le attività di comunicazione e divulgazione. Potranno entrare così in una “Second Life” intelligente.
 
In un testo esplicativo di Orazio Miglino, Onofrio Gigliotta, Massimiliano Caretti e Michela Pontecorvo, si legge: «Esiste un accordo unanime nel ritenere l’intelligenza una proprietà peculiare e fondamentale appartenente a tutti gli esseri umani e più in generale, secondo il parere di molti, a parecchi esseri viventi (piante comprese). Ma non appena si cerca di identificare/comprendere l’essenza di un atto “intelligente” si apre un vero e proprio vaso di Pandora. Esistono tantissime definizioni di intelligenza e altrettanti metodi per studiarla, descriverla, imitarla. Tra questi un metodo di indagine piuttosto potente è rappresentato dalla costruzione di sistemi artificiali (macchine) che, in qualche modo, possono produrre un comportamento intelligente. Il metodo è concettualmente semplice: la comprensione di un fenomeno naturale passa per la sua imitazione, simulazione, emulazione in forma di macchina (software o hardware). […] Quando le nostre conoscenze circa un dato atto intelligente sono precise e dettagliate possiamo allora descriverlo come un algoritmo, ovvero la sequenza di tutte le micro-operazioni che producono quel dato comportamento. In tal modo, se possediamo un robot dotato di un computer di bordo possiamo trasferire il nostro algoritmo nel cervello (computer di bordo) del robot. In sostanza, infondiamo la nostra intelligenza nel robot che la potrà esibire “ autonomamente” anche in nostra assenza. Ma noi siamo in grado di prevedere e descrivere tutte le possibili condizioni in cui un robot possa venirsi a trovare? La disciplina che si occupa della progettazione dei robot che funzionano in ambienti, mutevoli, non completamente conosciuti e imprevedibili utilizzando abilità cognitive di alto livello è la Robotica Autonoma. I robot prodotti in questa cornice possono avere conoscenze, credenze, preferenze, obiettivi, attitudini motivazionali; possono raccogliere informazioni dall’ambiente, pianificare ed eseguire piani; possono ragionare su obiettivi, percezione e azioni. Perché possano fare questo, i programmatori che definiscono l’a rchitettura di controllo del robot, devono descrivere, in un certo linguaggio di programmazione, le proprietà del robot, le sue abilità, le rappresentazioni dell’ambiente. In questo modo il robot è dotato di un controllore di alto livello. In questo exhibit i visitatori possono programmare dei robot costruiti col kit LegoMindstorms, di cui possono definire il programma per un certo comportamento».
 
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