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Ateneapoli – 29 Gennaio 2016

Il NAC, una bottega artigiana sull’intelligenza artificiale al Dipartimento di Studi Umanistici

 
Si muove in un ambiente interdisciplinare e fertile di idee, gode di collaborazioni internazionali, porta avanti progetti finanziati con fondi europei. Potrebbe evocare, a leggere il suo acronimo, l’immagine del bambino robot del film ‘A.I.’ oppure quella di Daneel Olivaw, il robot protagonista dei romanzi di Asimov. Ma intelligenza artificiale non è solo sinonimo di fantascienza. Al NAC, Natural and Artificial Cognition Lab, la fantascienza è realtà. Il Laboratorio, nato dieci anni fa presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Ateneo Federico II, accoglie e fa propri i saperi delle due sponde – tecnologica e umanistica – per formare specialisti in grado di utilizzare i principali sistemi di intelligenza artificiale applicati a innovative piattaforme per la formazione, la valutazione e l’apprendimento. “Il Laboratorio – racconta il prof. Orazio Miglino, docente di Psicologia dello sviluppo e Psicologia dell’educazione, che ne è l’ideatore e il direttore – nasce da un filone di ricerca che è molto presente in Italia, e nel quale si coniugano temi di ricerca psicologica con il metodo della simulazione artificiale al pc. Si tratta di un metodo di ricerca trasversale che negli ultimi cinquanta anni è stato usato anche dalle discipline che studiano l’uomo e la società”.
 
Quando è partito il NAC si dedicava principalmente alla ricerca di base, “poi si è arrivati ai temi applicati, in particolare nell’ambito della tecnologia dell’apprendimento”. Il Laboratorio è, quindi, un esempio di quel giusto trait d’union tra accademia e mondo dell’impresa, che spesso manca proprio nel settore delle scienze umane. Ma come è nato questo connubio? “In realtà – ricorda il docente – per accedere ai fondi europei, necessari per la sopravvivenza del Nac, ci siamo dovuti per forza avvicinare alla ricerca applicata. Capofila di quasi tutti i progetti di ricerca è l’industria, cioè gran parte dei finanziamenti passa attraverso le esigenze del mercato, stimolando fortemente l’interazione tra accademia e mondo industriale. Oggi noi abbiamo tantissime aziende partner, una delle più importanti è la Engineering”. I risultati di questo matrimonio sono davvero interessanti: sono tantissimi i progetti portati avanti dal Laboratorio nel corso degli anni, e che hanno dato vita a dei ‘serious games’, simulazioni in ambienti artificiali che possono trovare svariate occupazioni. Uno degli ultimi progetti, presentato a Roma nel luglio scorso, è ENACT: “Si tratta di un sistema che, tramite il gioco, cerca di stimolare l’apprendimento e può essere usato, in particolare, per definire profili professionali e quindi nel recruiting”. Durante le fasi di sperimentazione, i ricercatori hanno testato la piattaforma su diverse tipologie di soggetti tra cui studenti medi, dottorandi di ricerca, giovani coinvolti in formazione e partecipazione sportiva, manager. Oggi tutti possono testare la piattaforma andando sul sito del progetto (enactskills.eu): un personaggio virtuale interagisce con l’utente collocandolo in uno scenario di negoziazione. L’utente dialoga con questo personaggio, scegliendo una tra quattro possibili risposte. Le risposte vengono poi utilizzate per valutare lo stile di negoziazione dell’utente. “Insomma, invece di un questionario su carta, come si faceva una volta, adesso si riesce a definire un profilo attraverso questo gioco”, spiega per i profani il prof. Miglino. Un altro progetto in corso, finanziato dal Ministero dell’Istruzione e dell’Università, è quello dei ‘Giochi Montessoriani’: “consiste nello sviluppo di una forma di editoria digitale basata sulle nuove tecnologie, su interfacce naturali e intelligenze artificiali, sfruttate per costruire ambienti di apprendimento per la fascia di età 2-6 anni, recuperando gli antichi giochi montessoriani. Si tratta di un lavoro che vede il diretto coinvolgimento delle case editrici di prodotti educativi”. Da anni, inoltre, va avanti una collaborazione con la Lega del Filo d’Oro, che si occupa di bambini sordo-ciechi: “Con loro stiamo sviluppando una serie di oggetti pensati per favorire le capacità relazionali di queste persone. Abbiamo già i primi prototipi molto promettenti”.
 
Il gruppo di ricerca
 
A lavorare a questi progetti un gruppo di ricercatori dalla provenienza eterogenea. “Ormai è diventato difficile anche autodefinirsi, tanto è forte la fusione e il trasferimento di competenze”, dice il prof. Miglino. Accanto al quale figurano altri due incardinati: il prof. Davide Marocco, docente associato di Psicomotricità, da poco rientrato dall’Università di Plymouth – “Davide si è laureato con me, poi è andato all’estero dove è diventato un giovane associato e, da circa tre mesi, grazie alla legge sul rientro dei cervelli, è tornato in Italia. È un acquisto di ritorno!” – e il dott. Onofrio Gigliotta, ricercatore in Psicologia generale. “Inoltre, collaborano una dozzina di persone, tra borsisti e dottorandi, non strutturate, ma altrettanto brave, che sono statistici, filosofi, psicologi e matematici”. La magia che si compie al Nac nasce proprio da questa fusione tra competenze diverse, perché oggi si vanno facendo sempre più sottili i confini che separano tra loro le materie umanistiche da quelle scientifiche. “C’è bisogno di posti dove si abbattano le barriere tra le diverse discipline. In un laboratorio di ricerca come il nostro le competenze arrivano a mischiarsi fino a fondersi o invertirsi. Ad esempio – racconta Miglino – proprio sull’ultimo progetto c’è un ingegnere che si sta occupando di scenari educativi e un filosofo che fa programmazione. Le tecnologie per l’uomo non possono essere realizzate a prescindere dalle scienze umane. La psicologia è a cavallo tra diverse scienze, ma da sola non basta. Gli psicologi hanno bisogno dei filosofi, degli statistici o degli informatici, così come gli ingegneri hanno bisogno degli umanisti per raccontare e comunicare nel modo corretto. Raccontare, infatti, è una competenza fondamentale per le nuove tecnologie”. Il Master in Scienze Cognitive ed Intelligenza artificiale, attivato da quest’anno, vuole proprio formare, attraverso la pratica di laboratorio, figure che abbiano in sé le diverse competenze e che diano linfa nuova al NAC. Al Master sono ammessi solo 8 laureati in qualsiasi Laurea Specialistica: “Il piccolo numero è giustificato dal fatto che questo Master vuole essere una sorta di apprendistato all’interno del Laboratorio. Il NAC, infatti, è un po’ come una bottega artigiana, e come in una bottega c’è sempre bisogno di apprendisti, ma questi vanno seguiti con cura e quindi non possiamo far accedere troppi studenti. Abbiamo riscontrato, ad ogni modo, che la provenienza dei candidati è molto varia”.
 
Le collaborazioni internazionali
 
Vera linfa e motore del Laboratorio sembra essere proprio il Dipartimento di Studi Umanistici in cui è nato e ha sede: “Il vantaggio è che siamo immersi in una fonte di idee perenne, sono più di quelle che riusciamo a mettere in pratica. Ci sono archeologi, letterati, storici, filosofi: il vero elemento di eccellenza è questo humus davvero unico in cui siamo immersi. Ognuno mette a disposizione quello che sa, propone idee, chiede soluzioni a problemi legati ai suoi studi. Questo humus interdisciplinare ci dà un quid in più, che ci permette di arrivare dove spesso non si riesce”. E il Nac è arrivato davvero dappertutto. Oltre alla collaborazione con realtà cittadine, come quella con Città della Scienza, che dura ormai da anni, le sinergie con atenei e istituzioni straniere non si contano. “Nel corso di questi dieci anni, abbiamo avuto interazioni con tutta Europa. È una cosa normale, non è possibile fare ricerca se non relazionandosi con gli altri – afferma Miglino – Cipro, Grecia, Malta, Francia, Spagna, Germania, Inghilterra sono i nostri principali interlocutori, mentre ancora non siamo riusciti a stabilire rapporti proficui con l’Europa dell’Est”, confessa. E poi racconta anche di come si portano i progetti in giro per farli conoscere, davvero un po’ come degli artigiani che vanno per fiere: “Stiamo spesso in giro per l’Europa, università, forum, eventi fieristici, incontri scientifici. Si tratta di stimoli continui per noi. Il Laboratorio ha bisogno di essere rinnovato. Il Nac è un generatore di cose nuove. Chi è passato per questo Laboratorio ha dato tanto ma poi ha continuato a fare attività fuori mettendo a frutto, quindi, le competenze maturate da noi: ad esempio, la nostra project manager di due-tre anni fa ora ha lo stesso ruolo alla Bocconi. Ma per avere questi risultati dobbiamo saper stare al passo, e forse è arrivato il momento di cambiare qualcosa”, ci lascia così il prof. Miglino, in attesa di nuove sorprese dal NAC.
 
Valentina Orellana
 
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